Il dibattito sul tema della
valutazione nella scuola è molto ricco e risulta necessario, data la
complessità del fenomeno, assumere un approccio multidimensionale che prevede
l’integrazione efficace delle azioni dei diversi punti di vista nella logica
della trasparenza e della rendicontazione (accountability).
La
scuola è il luogo destinato dalla società alla formazione delle giovani
generazioni, che intenzionalmente persegue azioni specifiche proiettate oltre
l’oggi, come dice Neil Postman, ne “Come sopravvivere al futuro“. Attraverso i
risultati raggiunti, tali azioni sono pubbliche. Quindi, l’accountability di
una scuola sarà l’insieme delle modalità di lettura degli esiti e della loro
condivisione all’esterno, attraverso la certificazione delle competenze degli
alunni.
Pur costituendone il fulcro, la
scuola non esaurisce la funzione educativa sociale.
Giacomo Elias evidenzia la
necessità di disporre intorno alle scuole una rete intelligente costituita
dalle comunità di pratica - scuole, università, laboratori di ricerca, aziende
e ogni luogo di lavoro- che, partecipando a vario titolo, costituiscono la
cosiddetta “filiera della conoscenza”, così come definita dal ministro Moratti
nell’intervento al Parlamento Europeo.
Si deve promuovere la costruzione
di un sistema integrato di valutazione; si rende necessario, quindi,
individuare gli indicatori da stimare che risultino condivisibili a tutti i
livelli della filiera.
La
valutazione è necessaria per tre ragioni principali, ricorda Giovanni Trainito
in un Quaderno degli Annali della Pubblica Istruzione: serve ai decisori
politici, sia centrali che regionali e locali; è strumento per il processo di
miglioramento continuo di ogni scuola autonoma (teoria della Total Quality) ed
è il risultato atteso dall’utenza, costituita da alunni e genitori e dalla
società tutta.
La valutazione del sistema
scolastico si articola in vari livelli via via più particolari, che convergono
in due generali, quello interno e quello esterno.
È necessario distinguere due piani
nella valutazione interna: l’autovalutazione, compiuta dalla scuola con
strumenti e modalità di somministrazione degli stessi autodefiniti, e la valutazione della scuola da parte di
valutatori esterni.
Per effettuare la valutazione ex
ante si ricorre all’uso di specifici strumenti di raccolta di dati, quali la
somministrazione di interviste e questionari ai genitori, la lettura critica
dei dati economico-sociali del territorio, la mappatura dei bisogni degli
alunni attraverso somministrazione di semplici strumenti d’indagine, quali
grafotest, sociogrammi, interviste. Dalla lettura critica dei dati raccolti si
procede poi all’elaborazione dei Piani Scolatici Personalizzati, da intendersi
come una sorta di concreto piano di fattibilità, costruito da Unità
d’apprendimento, che tenga conto delle risorse impegnabili e degli obiettivi
realizzabili
In corso d’anno si procede alla
valutazione in itinere, che si articola sia sul piano gestionale, come
monitoraggio del POF, di stretta competenza del DS, sia come verifica e
valutazione intermedia delle competenze degli alunni, effettuata dalle equipe
pedagogiche.
Per la gestione di un singolo
progetto di modesta entità può risultare utile il ricorso a uno strumento quale
il Diagramma di Gantt, che permette la registrazione grafica del progetto in
funzione alla variabile “tempo”, mentre per la gestione dell’intero Progetto
didattico della scuola, il POF, il dirigente deve ricorrere ad uno strumento
più complesso, quale ad esempio il Reticolo Pert che permette di evidenziare in
un grafico le attività e le azioni dei diversi progetti ordinandole in
progressione per priorità. Questi strumenti permettono di tenere sotto
controllo la situazione e di promuovere
il cosiddetto Circolo di qualità, cioè il controllo delle diverse variabili e
la formulazione delle modifiche via via necessarie.
Anche l’ultima fase, la
valutazione ex post, si effettua in due momenti: uno rivolto al sistema ed uno
agli alunni. Attraverso la lettura integrata e critica dei risultati di
interviste e questionari somministrati a tutti gli attori coinvolti: alunni,
genitori, personale docente e non, tradotti in agevoli grafici di sintesi, si
effettua la stima della qualità del servizio prestato misurando il grado di
soddisfazione dell’utenza.
Attraverso la somministrazione
delle prove di verifica finali nella diverse Unità d’apprendimento, la raccolta
delle certificazioni di competenza derivanti da stage o corsi liberamente
seguiti dall’alunno nelle agenzie formative del territorio, la riflessione collegiale
dell’equipe pedagogica, si elabora la valutazione delle competenze raggiunte
dall’alunno al termine del Piano Scolastico Personalizzato.
Proprio in merito alla
valutazione delle competenze dell’alunno appare interessante e prospettica la
proposta espressa da Giovanni Biondi, direttore dell’INDIRE, di superare il
Regio decreto del 1924 che ancora oggi stabilisce come condizione per il
passaggio alla classe successiva il raggiungimento della sufficienza in tutte
le materie, con l’individuazione di un nucleo ristretto di discipline da
certificare, lasciando al resto del percorso formativo una più semplice
validazione.
L’altro piano della valutazione
interna è costituito dai monitoraggi effettuati da soggetti esterni alla scuola
e costituisce il ponte con la valutazione di sistema che si articola a livello
nazionale ed internazionale Ai sensi della legge 53 del 2003, tale compito è
affidato al Servizio Nazionale di Valutazione, l’INVALSI, col fine di
promuovere il progressivo miglioramento e l’armonizzazione della qualità del
sistema educativo a garanzia degli standard nazionali. Atre azioni di
monitoraggio a carattere nazionale sono esercitati direttamente dal MIUR o
dall’INDIRE.
La mission di una scuola è la
promozione dell’apprendimento, cioè la creazione di valore aggiunto personale
per ogni soggetto in formazione. Per il raggiungimento dello scopo lo strumento
di cui ogni scuola dispone è l’autonomia. L’art. 1 del DPR 275 del ’99, il
Regolamento dell’autonomia scolastica, chiarisce le potenzialità della libera
organizzazione e traccia la strada per il perseguimento della qualità del
servizio: meno vincoli dal ministero, quasi nessuno, e possibilità di modulare
gli interventi nel migliore dei modi possibili, ottimizzando le risorse, umane
e strutturali di cui si dispone. Nella logica aziendale della Total Quality,
l’obiettivo che si staglia è quello del
raggiungimento di un alto grado di efficienza ed efficacia del processo
nella sua globalità e il suo continuo monitoraggio.
La scuola è un’azienda, ma è
necessario l’uso mediato delle procedure imprenditoriali poiché l’oggetto
dell’azione è filosofico. Il cliente e la customer satisfaction devono
coniugarsi con la Persona quale espressione di unicità e irripetibilità.
Proprio l’autonomia delle singole
scuole, che promuove la costruzione di curricoli e strumenti di verifica
originali, richiede la messa a punto di un sistema di valutazione nazionale che
vada oltre le specifiche scelte organizzative, metodologiche, gestionali.
Non è possibile muoversi in ottiche
diverse; è necessario una forma di valutazione che accrediti le scuole che
erogano un servizio pubblico. Ogni scuola per perseguire la propria mission
sceglie liberamente i percorsi formativi, ma i risultati finali devono essere
garantiti. La progettazione dell’offerta formativa è determinante a questo
scopo e lo strumento di studio che si offre agli operatori sono i framework del
progetto PISA, il sistema di valutazione internazionale che stima le competenze
dei quindicenni. In linea col PISA, il progetto Pilota dell’INVALSI, ogni
inizio di periodo, quindi in seconda e quarta primaria ed in prima secondaria,
valuta le competenze dei bambini in lingua, matematica e scienze.
Non sono possibili prove
confrontabili sui programmi perché le scuole sono autonome e l’insegnamento è
libero; sono valutabili gli outcome, le competenze in uscita nelle discipline
veicolari che costituiscono l’ossatura della capacità di “imparare ad imparare.
Gli Obiettivi Specifici
d’Apprendimento sono il punto di partenza. Si deve ripensare non solo il modo
di presentare le conoscenze e le strategie per promuovere abilità e poi
competenze, ma appare necessario una rilettura delle discipline per
l’individuazione dei nuclei orientanti in esse contenuti. Ciampolini propone il
metodo della distillazione della disciplina e risultano sempre importanti le
tavole tassonomiche degli apprendimenti, così come, ad esempio il lavoro sulle
mappe concettuali di Damiano e la didattica del metodo di studio. Qualsiasi
percorso si intraprenda si deve tener conto che vanno promossi i saperi
funzionali.
È necessario attualizzare
l’ermeneutica delle discipline scolastiche e le nuove chiavi di lettura sono
offerte dalle teorie di pensatori come
Popper e Khun, che guidano all’assunzione di nuovi paradigmi per una
nuova epistemologia. Quindi, per salvare l’humanitas della nostra stupenda
tradizione culturale senza perdere la sfida del terzo millennio, è necessario
pensare strategie specifiche, essenzialmente rispettose dell’identità
istituzionale della scuola.
Quella che appare l’urgenza è il
protagonismo dei docenti nelle scelte contenutistiche e metodologiche, la
personale capacità di appassionare alla scuola e di favorire la motivazione
degli alunni, perché, come dice Marco Lodoli, “ognuno insegna ciò che è”.
Insegnare, cioè “lasciare un
segno”, come ci ricorda Guido Petter nella sua Valigetta, oggi deve significare
anche promuovere la costruzione di azioni educative integrate al contesto
sociale, ai nuovi linguaggi e alla spendibilità dei saperi. Frabboni parla di
interventi “a zona” riferendosi all’impianto eco-sistemico che comprende tutti
gli spazi culturali, didattici e strutturali nei quali l’istituzione scolastica
opera, da servizio tecnico ad elevata professionalità.
La scuola deve orientare. L’orientamento
è finalità complessa ma imprescindibile.
Si tratta di promuovere un
apprendimento come acquisizione di competenza, favorire un apprendimento
continuo che porti alla costruzione di competenze autovalutative, progettuali,
autopromozionali.
Con l’orientamento, che deve
essere diacronico-procedurale, secondo la definizione di Gaetano Domenici, si
attua un intervento altamente formativo; non si tratta più esclusivamente di
fornire informazioni sui diversi indirizzi della Scuola Secondaria di 2° grado (orientamento
scolastico), ma di operare per l’acquisizione di “un comportamento produttivo dell’io”, da intendere come base
della personalità, come scrive Mario Melino, negli Annali della Pubblica
Istruzione.
Proprio nella logica
dell’orientamento formativo sono da leggersi i nuovi profili ad alta
professionalità, i knowledg wolkers, che si formano nell’ambito degli IFTS.
Questo sono stati definiti gli standard di competenza delle prime 37 figure
nell’area delle lingue, delle tecnologie informatiche, dell’agricoltura, del
turismo, ecc. I corsi IFTS, aperti ai giovani a partire dal 4° anno delle
secondarie, quale alternativa ai percorsi scolastici, sono pensati per favorire
il rientro nel circuito formativo dei “ragazzi dispersi”.
Tra le proposte didattiche più
recenti, ispirate al Memorandum europeo, Ripensare l’Orientamento ma anche alle
indicazioni del MIUR, sembra interessante il progetto Enjoy, per la scuola
secondaria di 2° grado, che interessa
ragazzi dai 13 ai 18 anni ma che può essere modulato anche per la scuola
di base o almeno accolto nelle linee di intendimento, come una buona pratica.
Con questo progetto si mira alla costruzione di centri di aggregazione
giovanile per il sostegno, il riorientamento, la partecipazione responsabile
dei giovani, con il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati
presenti sul territorio.
Tutto il complesso sistema di
valutazione, l’accountabilty di una scuola trova un’ulteriore ragione in quella
che Maria Grazia Nardiello negli Annali della P.I. definisce “la sfida della
certificazione europea”. L’esigenza, al fine di superare gli spaccati che
caratterizzano la giovane Europa è
quello di giungere ad un sistema di certificazione trasparente che permetta il
riconoscimento della competenza raggiunta e il reale trasferimento geografico
della forza lavoro all’interno dell’Unione. A tal fine, con la Dichiarazione di
Copenhagen, i Paesi europei si sono impegnati a lavorare per la definizione di
un quadro unico degli strumenti per la certificazione. Con Decisone del
Parlamento europeo, si è giunti all’Europass, un portafoglio contente tutti i
documenti già esistenti, come il curriculum vitae europeo e i Supplementi di
certificato e di diploma. I modelli per la compilazione di Europass sono
disponibili on line e devono costituire un ulteriore riferimento
all’elaborazione delle procedure di certificazione nelle scuole di tutta
Europa.
La sfida della certificazione
europea può essere accolta e si deve operare già a partire dalla Scuola di
base.
La logica della valutazione,
nella sua complessità, pare scontrarsi con il vasto movimento di pensiero che,
in nome di una forma estrema di democratizzazione dell’istruzione, considera
marginale la funzione di selezione della scuola, e punta l’attenzione sui
processi più che sui risultati. Talcott Parsons ricorda però che la scuola, per
sua definizione, non può eludere il momento valutativo e, di conseguenza,
selettivo. L’obiettivo potrebbe essere quello della costruzione di un sistema
di valutazione rispettoso della Persone e utile alla sua crescita. Quello che
si auspica è la definizione di un sistema di valutazione integrato che si offra
principalmente come strumento per l’autovalutazione del soggetto, sia cioè
pienamente condiviso ed assolva significativamente la funzione orientativa.
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