La meravigliosa storia del
Mare Nostrum
IL VIAGGIO DI ODISSEO
Scena 1 L’eroe
Quella che vi vogliamo raccontare è
la storia delle storie…La più bella, antica, famosa, straordinaria storia mai
narrata al mondo. Parla di un uomo, di un uomo eccezionale, che ha compiuto
imprese straordinarie, che ha amato e odiato, riso e pianto, gioito e sofferto:
ULISSE!!
Omero ci racconta questa storia.
Il vecchio poeta cieco… Il più grande poeta per la più grande storia.
Ma ci saranno altri personaggi in
questa storia: e poi, com’è che si chiama?
ODISSEA!!
O.K., va bene, mi ricordo!!
Quindi di personaggi ce ne sono molti: Penelope, Telemaco, Didone, la Maga
Circe, Polifemo, i Proci… e poi gli dei: gli impiccioni, permalosi, intriganti
dei dell’antica Grecia.
Zues, Atena, Afrodite, Poseidone,
Persefone, Eros, Ermes, Era, Demetra…
Dovevi stare attento a quel
tempo: se facevi qualcosa che dispiaceva agli dei…erano cavoli!!!
Si, a merenda! Smettila, vile
umano e volgi il tuo sguardo all’olimpo: non odi il suono soave?
Comunque, sono tanti i
personaggi, ma uno solo è l’eroe, il puro modello di uomo: Odisseo! Il suo
nome è diventato sinonimo di avventura, di forza, lealtà , coraggio…
nome è diventato sinonimo di avventura, di forza, lealtà , coraggio…
CORAGGIO: Io sono il coraggio. Ho lottato per 10 anni a Troia e mai la mia
spada ha tremato!
SPAVALDERIA:Eccomi, sono Ulisse,
lo spavaldo. Anche se la paura mi ha stretto il cuore, non lo ha mai fatto per
più di un minuto. Io so come fare: sempre!
BELLEZZA: Sono Ulisse, il più bello! Nessuno regge il confronto con la mia
bellezza greca e maschia!
POTERE:Io sono Ulisse, il re.
Il mio regno è Itaca, pietrosa e ruvida…dove solo io comando.
FORZA:Eccomi, sono Ulisse.
Nessuno ha saputo flettere il mio arco, perché nessuno è forte come me!
CURIOSITA’:Io sono Ulisse e sono
curioso! Avrei potuto evitare tante brutte situazioni…ma non potevo resistere!
Dovevo proprio mangiare il cibo degli dei…dovevo entrare nell’antro di
Eolo…dovevo sentire il canto delle sirene…
FURBIZIA: Io sono Ulisse, il furbo. Abbiamo espugnato la città di Troia,
dopo 10 anni, solo per quella trovata geniale del mio cavallo di legno!!
TENEREZZA:Ecco Ulisse e la più
grande delle tenerezze! Le lacrime hanno solcato i miei occhi e rigato le mie
guance quando ho perso gli amici e la speranza!
LEALTA’:Io sono Ulisse e
condivido con i miei uomini ogni momento. Mai ho agito senza aver loro e la
loro vita nel cuore. I miei uomini: grandi compagni di viaggio.
FASCINO: Io sono il fascino! Tutte le donne mi amano e tutti gli uomini
mi sono compagni fedeli.
FEDELTA’: Io sono Ulisse, lo sposo fedele. Ho vagato 10 anni per
sconfiggere la sorte avversa e rivedere te, mia dolce Penelope.
AMBIZIONE: Io sono Ulisse e sarò ricordato per sempre perché sono il
più grande!
IO SONO ULISSE!!!
Scena 2 Il mare
Il
mare è il protagonista della nostra storia! Un mare suggestivo e particolare…il
Mar Mediterraneo.
Che
cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli
paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie
di civiltà accatastate le une sulle altre.
Fernand
Braudel
Il Mediterraneo
Il
fascino del mare sta nel suo mistero. Un’onda non è mai simile ad un’altra, i
suoi colori variano ogni istante, nei suoi fondali si nascondono tesori e
insidie. Gli uomini lo hanno da sempre amato, temuto, rispettato, odiato,
ricevendone emozioni, gioie e dolori.
Il
Mar Mediterraneo costituisce lo 0.7% della superficie totale di tutti i mari,
quindi è piccolo: è una piccola gemma di 2,5 milioni di Km quadrati. Ma la sua
particolare posizione lo rende unico.
Il
Mar Mediterraneo confina con tre Continenti e 22 paesi, ognuno con la propria
lingua, cultura e storia:
Gibilterra,
Spagna, Francia, Principato di Monaco, Italia, Slovenia, Croazia,
Bosnia-Erzegovina, Serbia Montenegro, Albania, Grecia, Turchia, Siria, Libano,
Israele, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Malta, Cipro.
Ci
sono sei grandi isole: Maiorca, Corsica, Sardegna, Sicilia, Creta e Cipro; più
circa 3300 isole piccole: la Spagna ne ha 8, l’Italia 60, la Croazia 1185, la
Grecia 2000…
Ci
vorrebbe una vita di navigazione…
Prego
signore e signori!! Fate una lunga crociera nel Mediterraneo sul nostro yacht e
seguite la rotta avventurosa di Ulisse. Cercate riparo in quegli stessi porti
che distano solo una giornata di navigazione l’uno dall’altro! Venghino
siori, venghino! Godete dell’infinita varietà di cibi e vini, del piacevole
clima soleggiato, delle acque tiepide, chiare ed azzurre e dei popoli ospitali
che vi abitano.
Prezzi
modici, approfittatene!
Esplorate
le infinite isole, i villaggi di un bianco abbagliante e le gloriose rovine del
passato che risalgono anche a 6000 anni fa e che testimoniano i passi compiuti
dall’uomo nel suo sviluppo spirituale e culturale.
Avanti
Signori, avanti!!
Non
sorprende affatto che sia il Mediterraneo la culla dell’uomo moderno e della
cultura occidentale. In nessun’altra parte del mondo troverete una tale varietà
di destinazioni turistiche: da Venezia ad Atene, in circa 700 miglia nautiche,
vi accompagneremo attraverso 6 paesi, più di 1000 isole e 3000 anni di storia!
Canto. Parodia della canzone Onda su onda
di Paolo Conte
Che notte buia che c’è
a luna alta noi
salperem
incontro al fato andrem
nel mare blu
navigherem.
Siam saliti sulla
nave… siam saliti…
con Ulisse, il
nostro capo.
Onda su onda, il
mare ci porterà
alla deriva, in
balia di una sorte bizzarra e cattiva.
Onda su onda,
siamo partiti ormai:
questa piccola
nave la forza ci da
e un dì
ritornerem…
Cara, io vado in
guerra,
combatto Ilo e
penso a te…
ad occhi chiusi ti
sognerò
cara… ma un giorno
tornerò!
Mitiche terre
cercar
e nuovi lidi da
esplorar!
Ci sono mostri,
però
combatteremo, già
lo so!
Noi gli dei
invocheremo in nostro aiuto…
e la sorte
sconfiggeremo…
Onda su onda, il
mare ci porterà
alla deriva, in
balia di una sorte bizzarra e cattiva.
Onda su onda,
siamo partiti ormai:
questa piccola
nave la forza ci da
e un dì
ritornerem…
Cara, io vado in
guerra,
combatto
Ilo e penso a te…
ad occhi chiusi ti
sognerò
cara… ma un giorno
tornerò!
Onda su onda, il
mare ci porterà
alla deriva, in
balia di una sorte bizzarra e cattiva.
Onda su onda,
siamo partiti ormai:
questa piccola
nave la forza ci da
e un dì
ritornerem…
Scena 3 Il viaggio
Parto.
Parto. Parto per Itaca e sarà un lungo viaggio. Per un viaggio così lungo porto
con me una macchina fotografica per immortalare tutto ciò che questo
viaggio mi suggerirà.
Parto.
Io
porto con me il mio diario segreto, così potrò descrivere tutte le
giornate trascorse in viaggio con i miei amici, ai miei genitori lontani.
Io,
naturalmente, porto con me il cellulare. Devo mandare i messaggi, devo
informare in tempo reale tutti i miei amici di quello che mi sta capitando. Scusate…devo mandare un
messaggio…
Io
porto con me il mio libro; ogni libro è un’avventura straordinaria! Mi
fa viaggiare anche quando sono seduto in poltrona…mi fa imparare anche quando
non sono a scuola a studiare…anche quando, a volte, il buio mi fa paura.
Indosserò
i miei occhiali che mi proteggono, mi aiutano a vedere meglio, mi
nascondono… se qualcosa non è chiaro con gli occhiali lo capisco…Se c’è troppo
sole, gli occhiali mi riparano…e se ho paura che qualcuno mi faccia del male,
gli occhiali mi difendono, nascondendomi ai nemici.
Io
scriverò tutto quello che succede durante il viaggio. Curerò il diario
di bordo…il mio diario…Descriverò tutte le terre, i colori, i suoni, gli
animali, la quiete e la burrasca del mare…Scriverò un libro…la mia Odissea.
Io
non ho bisogno di nulla…non lascio niente e niente mi fa paura! Ridicole
le cose che avete con voi…stupidaggini. Io…non ho bisogno di nulla…LA FORZA E’
CON ME .
Io
porto con me la mia bambola. È la mia migliore amica e non si stanca mai
di ascoltarmi. Mi fa compagnia e mi tiene la mano quando non posso sopportare
di essere lontano da casa.
Io
porto con me il mio album di fotografie. Dentro c’è tutto il mio mondo:
la mia famiglia, il mio paese, il mio mare, i miei amici. La nostalgia si
scioglierà quando guarderò le mie foto.
Il
mio game-boy. Porterò lui con me. Ormai non posso farne a meno…e poi ce
l’ hanno tutti!! Ci scambiamo anche i Pokemon e poi giochiamo con tutti i
mostri che si picchiano…Così magari se incontro un mostro vero in viaggio non
lo riconosco.
Io
sono un pittore e porto con me colori e pennello. Quanti quadri
vedrò durante il viaggio; quanti ricordi riporterò con me!! Il pennello sa
descrivere meglio delle parole, a volte, le sensazioni che la natura offre.
Nello
zaino metterò il mio cappello, quello rosso, che mi sta tanto bene e che
mi ripara …da tutto! Dal caldo del sole e dal freddo dell’inverno; dalla
pioggia fredda e dal vento tagliente. Si, porterò il mio cappello.
PARTIAMO
E CHE GLI DEI CI ASSISTANO. musica
Dove
ci troviamo? Che terre sono queste? Sono le terre dei Lestrigoni o dei Ciclopi?
Andiamo a vedere!
Troppo
pericolo… Ulisse, torniamo a casa, Penelope ti aspetta…
Qui,
fermiamoci un momento…chiediamo ospitalità e speriamo che gli abitanti siano
benevoli…
Quando
i Greci furono vicini una donna li invitò ad entrare. Ulisse era rimasto
indietro, perché quel posto non gli piaceva e poi sbirciò dalla finestra.
La
donna fece accomodare gli uomini e offrì loro pane, miele e vino. Teneva in
mano una bacchetta d’oro e passando li toccava sulla testa.
Uno
dopo l’altro gli uomini iniziarono a trasformarsi. I nasi si appiattirono e sul
viso spuntarono le setole. Le tazze caddero a terra mentre le loro mani
divennero zampe. Uno dopo l’altro rotolarono giù dalle sedie…perché i maiali
non sono capaci di stare seduti a tavola.
Quella
donna era Circe, la maga e Ulisse che la convinse a liberare i suoi uomini dal
sortilegio, rimase con lei per un intero anno. Trascorso l’anno, l’eroe andò da
Circe e le disse che doveva tornare a casa.
È
un viaggio molto pericoloso; dovrai
passare dove vivono le sirene. Il loro canto fa diventare pazzi. Ma se proprio
devi andare, ascolta bene e fai esattamente quello che ti dico: tappa con la
cera le tue orecchie e quelle dei tuoi uomini perché possiate remare senza
udire il canto ingannevole e superare il pericolo.
Ma
Ulisse il curioso (quello di prima!!) non seppe resistere e così decise di
tappare solo le orecchie dei suoi uomini e di farsi legare saldamente
all’albero maestro per vedere se le parole di Circe erano vere…
Balletto
“Le Sirene” su musica di Enja.
Scena 4 Il mito
Omero,
raccontaci la storia!
Canto 1
Musa, quell’uom di multiforme ingegno
dimmi, che molto errò, poi ch’ebbe a terra
gittate d’Ilion le sacre torri;
che città vide molte, e delle genti
l’indol conobbe; che sovr’esso il mare 5
molti dentro del cor sofferse affanni,
mentre a guardar la cara vita intende,
e i suoi compagni a ricondur: ma indarno
ricondur desiava i suoi compagni,
che delle colpe lor tutti periro. 10
Narrami,
o Musa dell’eroe dalle mille forme , del suo vagare dopo aver distrutto la
rocca della città di Troia, conobbe la città e i pensieri di molti uomini e sul
mare sopportò nell’animo molti dolori per conquistarsi la vita e il ritorno dei
suoi compagni.
Chi
è quella donna che tesse e piange? Il suo sguardo è fiero e il suo viso è
bello: ma piange!
È
la regina Penelope: ha pregato gli dei, ma Ulisse è partito e ora lei piange.
Coro:
Il pianto di Penelope.
Il
concilio degli dei
Tutti
gli eroi che scomparvero negli abissi della morte, che sfuggirono alla guerra e
poi al mare, erano a casa.
Solo
lui, che bramava il ritorno e la sua donna era ancora lontano. Di lui tutti gli
dei avevano pietà. Poseidone soltanto serbò un’ira feroce contro il divino
Odisseo.
Ma
Poseidone era andato lontano! Era fra gli Etiopi per prendere parte a un
sacrificio di tori e di agnelli: là sedeva lieto a banchetto.
Gli
altri dei erano riuniti nella dimora di Zeus re dell’Olimpo, e fra loro il
padre degli dei e degli uomini prese a parlare.
Ahimè,
sempre gli dei accusano gli dei: dicono che da noi provengono le sventure,
mentre è per i loro errori che patiscono e soffrono oltre misura.
Gli
rispose Atena, la dea dagli occhi azzurri:
Figlio
di Crono, padre di noi tutti, potente fra i potenti, il cuore mi si spezza per
il valoroso Odisseo, infelice, che si strugge dal desiderio di vedere anche
soltanto il fumo che sale dalla sua terra!!! E il tuo cuore non si commuove, re
dell’Olimpo? Non ti era caro Odisseo quando ti offriva sacrifici presso le navi
degli Achei, nella pianura vasta di Troia? Perché, Zeus, lo odi tanto?
Quali
parole hai detto, figlia mia? Come potrei dimenticarmi del divino Odisseo che
fra gli uomini mortali eccelle per la sua mente e più di ogni altro ha offerto
sacrifici agli dei che il vasto cielo possiedono? Ma Poseidone, signore del
mare, cova un’ira inflessibile a causa del Ciclope a cui Odisseo accecò l’unico
occhio…
Ma
adesso pensiamo noi a come possa fare ritorno. Cadrà l’ira di Poseidone che da
solo non potrà lottare contro tutti gli dei.
Figlio
di Crono, padre di tutti noi, potente fra i potenti, se è questo che ora vogliono
gli dei beati, che il saggio Odisseo torni alla sua casa, mandiamo subito
Hermes messaggero a preparare gli uomini e io andrò ad Itaca a preparare
Telemaco.
Così
fu deciso, ma lungo sarà ancora il cammino dell’eroe.
Scena 5 Grecìa
Terra…Ulisse,
guarda, terra!!
Sia
lode agli dei…quella è Itaca.
Remate
amici, prodi compagni e presto la nostra avventura avrà fine.
Sbarcano
i nostri eroi in questa terra che, ahimè, non è la loro. La crudeltà degli dei
aveva offuscato la loro vista e creato il miraggio.
Vagano
ora sperduti in cerca di un riparo timorosi di incontrare ancora mostri sul
loro cammino.
Quando
verso di loro giunge una fanciulla: Kalimera stranieri, da dove venite?
Che
maledizione è mai questa? I nostri occhi ora vedono una terra straniera, ma le
nostre orecchie ancora odono la lingua cara? Oh, Zeus, ti scongiuro! Liberaci
da tanta confusione!
Kalimera!
Dunque,
sei vera! Che terra allora è mai questa, che non è la Grecia, ma che di essa ha
il suono dolce delle parole?
Siamo
in Italia, straniero, ma qui, molti anni fa, costruimmo in pace le nostre
città, coltivammo i nostri campi e continuammo a parlare la nostra cara lingua.
Siamo
italiani, ormai, ma il nostro cuore è alla patria lontana ed ai cari parenti
che mai più rivedremo.
Il
desiderio di una nuova vita, di migliorare la nostra salute e quella dei nostri
figli, ci fece invocare gli dei del viaggio che ci portarono qui. Sia lode agli
dei per il benessere in cui viviamo, ma troppo spesso il nostro cuore pensa
alla Grecia lontana.
Ascolta
questo canto, girovago signore e piangi con noi il dolore della lontananza.
Aremu
rondineddha, aputte ce tu stazzi, pei talassa se guaddhi, me tu-ttò calò ccerò.
Chissà,
rondinella da dove stai arrivando, quale mare ti fa uscire con questo bel
tempo.
Aspro
vastà to ppetto, mavre vastà tes’ale, stavrì culor de mare, ce ti kuta is dio
anitti.
Bianco
hai il petto, nere hai le ali, schiena color del mare, e la coda in due aperta.
Kasimmeno
ambrò si talassu, ivò se canorò, kalio ajerni olio kaleei, kalio ‘nghizzi to
nnerò.
Seduto
vicino al mare, io ti guardo, un po’ ti alzi, in po’ ti abbassi, un po’ tocchi
l’acqua.
Mu
cherta ti mmanamu, tosson agapimmeni, echi tosso pu me meni, na tis ghiuriso
ambrò!
Mi
saluti mia madre tanto amata, è tanto che mi aspetta che le torni vicino!
Mu
cherta to ciurimu, me olì tin ghetonia, cen’i ichen omilìa, possan ‘iche na mu
pì!
Mi
saluti mio padre, con tutto il vicinato: se tu potessi parlare, quanto avresti
da dirmi!
Ma
isù tipotì mu le, azze possa s’arotò, kalio ajerni olio kaleei, kalio ‘nghizzi
to nnerò… kalio ajerni olio kaleei, kalio ‘nghizzi to nnerò…
Ma
tu non mi dici niente di quanto ti chiedo: un po’ ti alzi, un po’ ti abbassi,
un po’ tocchi l’acqua…un po’ ti alzi, un po’ ti abbassi, un po’ tocchi l’acqua…
Scena 6 Itaca!
Riparte
la nave di Ulisse e ritorna nel Mare della malinconia…come può essere triste il
mare quando il nostro cuore è altrove!
Naviga
e naviga…con il sogno di rivedere Telemaco…Penelope…Itaca…
Ma
gli dei non erano ancora paghi e punirono ancora Ulisse col tremendo vortice di
Cariddi! Tutti i suoi uomini morirono e lui andò da solo alla deriva.
Intanto
a Itaca Penelope attendeva con pazienza
il ritorno dell’adorato marito.
Ma
Ulisse non arrivava. Al suo posto giunsero altre persone: alcuni giovani principi,
presuntuosi e fannulloni, andarono da Penelope e le dissero:
Ulisse
è sicuramente annegato tornando da Troia. Sposa uno di noi. Itaca ha bisogno di
un re.
Dopo
molto tempo e tante insistenze Penelope disse:
mi
tesserò il velo da sposa. Quando l’avrò finito, sceglierò un altro marito.
Penelope
stava al telaio tutto il giorno, ma il velo, dopo mesi, non era ancora pronto,
perché di giorno lavorava e di notte disfaceva la tela.
Una
notte fu scoperta e fu condannata a scegliere un marito.
Nel
frattempo Ulisse era ripartito con una nuova nave mentre Poseidone dormiva.
Immaginate la furia del Dio quando si svegliò e vide che il suo nemico riposava
sano e salvo sulla spiaggia di Itaca. Non potendo far altro si sfogò contro la
nave che aveva riportato Ulisse a casa e la trasformò in pietra.
C’è
ancora oggi: una piccola roccia a forma di nave con rematori di pietra curvi
sui remi di pietra. I gabbiani la usano per riposarsi.
Ma torniamo all’eroe: Ulisse era sbarcato a
casa, ma doveva agire con prudenza. Così, travestito da mendicante si avvicinò
alla reggia dove i Proci attendevano la scelta di Penelope.
L’ira
lo soffocava e gli imponeva di agire, ma la sua intelligenza lo fermava.
Si
fece riconoscere dal figlio Telemaco e con lui concordò un piano per liberarsi dai
principi.
Penelope
entrò nella sala e freddamente disse:ù
Allineate
le vostre asce rovesciate sul tavolo. Fate una gara e chi riuscirà a far
passare la freccia in tutti gli anelli di cuoio…usando l’arco di mio
marito…sarà mio sposo.
Furono
allineate le asce e fu preso l’arco di Ulisse, ma nessuno riuscì a piegarlo per
tendere la corda.
Fate
provare me!
I
Proci tentarono di scagliare la freccia ma non ci riuscirono e infine Penelope
(che forse sentiva qualcosa dentro di sé), volle che anche il mendicante
provasse. E naturalmente ci riuscì. Poi fu la furia cieca a scatenare il
massacro dei Proci
E
poi la festa!! Ulisse è tornato…sia lode agli dei!! Sirtaki
Scena 7 Siamo tutti fratelli. Il mare ci
unisce.
Terre…genti…parole…
Siamo
al termine del nostro viaggio.
Se
la storia che vi abbiamo raccontato non vi ha annoiato…se siamo riusciti a
divertirvi un po’…
No,
aspetta! Non può finire così. Manca la cosa più importante.
Si,
è vero. Dobbiamo parlare della ragione profonda che ci ha spinto a lavorare su
questo argomento, il Bacino del Mediterraneo, la riflessione da cui siamo
partiti e ha fatto da filo conduttore della nostra lunga ricerca.
Nella
nostra scuola ci sono bambini con la pelle e le parole un po’ diverse
dalle nostre; provengono da paesi africani ed in particolare dal Marocco.
Siamo
tutti amici e tra di noi non ci sono differenze, ma ci siamo chiesti:
Come
mai vengono ad abitare nel nostro paese tante persone straniere e poi, qual è
la ragione che li ha portati lontano dalla loro terra d’origine?
Ragionare
su queste cose ci ha portato tanto lontano… con le maestre abbiamo parlato di
emigranti e di immigrati, di povertà e di dolore. Ci hanno raccontato tante
storie di esodi, di grandi spostamenti di migliaia di persone e ci siamo
accorti che queste non sono solo storie di oggi, ma le migrazioni umane sono
sempre avvenute.
Si
sono spostati gli Ebrei dall’Egitto, i Fenici hanno viaggiato nel Mediterraneo
e formato città … Poi i Greci e le colonie della Magna Grecia… i Romani…
Come
Mustafà … su una nave ad attraversare il Mare Nostrum in cerca di una vita
migliore…
E
anche dopo… Ci hanno raccontato che quando in Italia c’era tanta fame e non
c’era lavoro perché per troppo tempo c’era stata una stupida guerra a
danneggiare tutti, tanti italiani sono partiti in cerca di lavoro e fortuna.
Verso
la Germania, la Svizzera, l’Australia, l’Argentina, il Canada, gli Stati Uniti
d’America… con una valigia di cartone legata con lo spago… quante storie e
quanto dolore… La nostalgia della loro povera terra non li ha mai abbandonati…
come cantava Aremu Rondinedda… e ora che la nostra Italia è ricca può diventare
terra d’accoglienza e tendere una mano a chi ne ha bisogno.
Il
Salento è terra d’accoglienza perché nella nostra storia abbiamo incontrato
molti popoli e con essi abbiamo trovato integrazione e pace…
Senti,
quello che stai dicendo è difficile… Noi siamo bambini, dobbiamo trovare un
altro modo per farci capire.
Ho
un’idea!! Ascoltiamo questa canzone: è dei Sud e si intitola Radici. Dice
quello che abbiamo cercato di raccontarvi e così vi salutiamo e un po’ ci
scusiamo… ma di tutto cuore, della vostra presenza qui
VI
RINGRAZIAMO.
RADICI
Se
nu te scerri mai
de
le radici ca tieni
rispetti
puru quidgre te li paisi lontani.
Se
nu te scerri mai
de
du ète ca ieni
dai
chiù valore alla cultura ca tieni.
Simu
salentini, te lu mundu cittadini
radicati
alli Messapi, alli Greci e Bizantini;
uniti
intra stu stile, osce cu li Giamaicani:
dimme
de du ète ca sta ‘bieni.
E
tie difendila, quando voi difendila,
la
terra toa, amala e difendila.
E
ci ole cu specula e corrompe difendila!
E
ci ole sfrutta l’ignoranza difendila!
E
ci ole svende l’arte noscia difendila!
E
ci nu mbole crisca ancora difendila!
Pè
ci nù tene chiù speranza difendila!
E
ci è rimastu senza borsa difendila!
E
ci ‘nu pote mai nci crite difendila!
Pe
ci te pote sicutare difendila!
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